Ciò che leggerete è solo un tentativo di risposta ai quesiti posti per il gruppo di lavoro al quale intendo partecipare al congresso. Se qualcuno condividerà i miei pensieri maturati in 13 anni di attività li faccia suoi o li migliori sostenendoli durante il congresso .

Riccardo Belotti Sez. Sanremo.

I temi del metodo e gli aspetti applicativi

Come poter ottenere la fidelizzazione dei giovani mediante l’attrattività delle proposte?

Utilizzare una parola normalmente rivolta al marketing ed alla clientela di un azienda per parlare dei nostri ragazzi è per il mio modo di vedere e e vivere l'alpinismo giovanile, un inizio mentalmente devastante.

E' pur vero che viviamo in un mondo ove contano solo i numeri ove la società porta ad una corsa continua verso il di più, più soldi, più numeri, più soci, forse noi dobbiamo avvalerci dei metodi di questa epoca ma nello stesso tempo rimanere in un ambito in cui non importa a quanti ma cosa riusciamo a trasmettere a coloro che partecipano.

Possiamo avvalerci della migliore tecnologia di internet e qualsiasi altra cosa ma in ogni caso se non vogliamo commercializzare l'alpinismo giovanile ciò che possiamo presentare, sono le meraviglie dell'ambiente che ci circonda, il nostro modo di fare gruppo e di affrontare le situazioni, quei pochi momenti di divertimento (gioco) che caratterizzano una gita in montagna di qualsiasi livello sia, attraverso filmati e presentazioni nelle scuole o associazioni di ogni tipo. I bambini o ragazzi che vengono o verranno in montagna con noi non hanno e spero non avranno mai un calendario agonistico ma un insieme di sfide con se stessi e con la vita.

Probabilmente se a promuovere e divulgare il nostro modo o metodo di avvicinamento alla montagna fosse il CAI in generale in tutto il suo organico e non solo le sezioni, chi più chi meno in base al tempo e volontà degli accompagnatori, si potrebbe raccogliere più iscrizioni.

 

Ci sono forme di collaborazione possibili con altri soggetti che vivono con i giovani esperienze educative e di gestione dell’avventura? Se sono di nostro interesse quali modelli si possono replicare nel CAI?

Qualsiasi collaborazione con altri soggetti è da considerasi educativa, non dobbiamo considerarci ne migliori ne peggiori di altri ma semplicemente diversi nell'interpretazione dell'andare in montagna molto potremmo apprendere dal mondo Scout e molto potremmo dare loro senza sminuire l'uno o l'altro modo di educare i ragazzi a vivere in ambiente. Le parrocchie e l'ACR sono un altro mondo ove attingere e donare conoscenza.

Come migliorare il rapporto con i genitori e come inserirlo nei temi del metodo?

I genitori non vanno esclusi dal gruppo ma eventualmente educati a convivere nel gruppo rispettandone le regole prima o poi sono i ragazzi stessi che chiedono ai genitori di non partecipare oppure i genitori si integrano nell'organico come collaboratori ed a volte diventano titolati.

 

Come favorire l’avvicinamento a questo ruolo dei Soci, in particolare quelli più giovani che possono stabilire un rapporto particolare con i ragazzi dell’Alpinismo Giovanile, considerando anche la responsabilità che ne deriva?

Prima di preoccuparci di favorire l'avvicinamento di altri soci dovremmo trovare delle soluzioni per riuscire a trattenere in qualche modo i nostri giovani che al raggiungimento del 18 anno ne vengono praticamente esclusi.

Alzare il livello dell'età a 21 o ancor meglio a 25 anni potrebbe favorire la continuità, dando la possibilità ai ragazzi di partecipare come collaboratori effettivi e di maturare il desiderio di qualificarsi come titolati.

Siamo spesso un gruppo chiuso ma non credo ci siano gruppi di AG che abbiano negato l'accesso a quei soci che possono provare interesse verso i giovani e l'attività del gruppo, ovviamente trattandosi di minori le regole non possono essere altre che le le nostre.

Come valorizzare il contributo dei Soci Seniores?

Semplicemente, se ne sono interessati, a partecipare all'attività del gruppo, invitandoli e coinvolgendoli nellattività stessa.

L’età degli accompagnatori, la loro capacità alpinistica e la relativa formazione sono rilevanti?

I un gruppo di accompagnatori tutto è rilevante, ognuno di noi giovane o anziano porta il proprio bagaglio di esperienze a disposizione degli altri e dell'attività stessa, amalgamandosi senza rivalità con l'unico fine del progetto educativo, le diversità creano le modalità e le potenzialità del gruppo, le diverse discipline del proprio bagaglio personale ampliano le possibilità di scelta nel programma delle attività.

Il miglior gruppo di accompagnatori dovrebbe essere formato da soci che hanno svolto o svolgono tutte le differenti discipline presenti nell'associazione, ciò permetterebbe hai ragazzi la conoscenza di tutte leattività possibili.


 

Quali metodi applicare per garantire esperienze gratificanti e continuative ai loro componenti in un clima di serenità e di reciproco rispetto?

Il percorso educativo dell'AG non deve essere obbligatoriamente selezionato nelle fasce d'età stabilite, per i piccoli partecipare a gite con ragazzi che da anni frequentano il gruppo e che li coinvolgono raccontando avventure da loro vissute all'interno del gruppo, stimola il loro spirito d'avventura ponendo loro dei traguardi da raggiungere nel corso degli anni con l'assidua frequentazione del gruppo.

Lo stesso si può dire del gruppo intermedio all'interno di ogni gruppo c'è sempre un “capo branco” un ragazzo/a che per capacità personali o maggior esperienza acquisita in anni di frequentazione diviene un esempio da seguire ancor più di un accompagnatore.

Sta a noi saper distingure e valorizzare le capacità di questi ragazzi della terza fascia con la programmazione di percorsi maggiormente impegnativi e comprensivi di tutti gli scenari che un attività in montagna può dare, e sopratutto organizzare gite nelle quali tutti possono partecipare con traguardi intermedi ed un traguardo, una cima, o un percorso finale dedicato solo ai più grandi.

I ragazzi sono bravissimi ad interagire fra di loro, se stimolati sanno nel momento del bisogno prender per mano il bambino/a aiutandoli nel percorso sia fisico che mentale verso il traguardo del giorno o sulla via del ritorno.

Inoltre per completare il percorso del ragazzo/a di terza fascia, lo si deve accompagnare con il gruppo degli adulti mostrandogli le altre realtà e potenzialità delle attività della sezione.

Gite e percorsi su ogni tipo di terreno e asperità roccia, neve e ghiaccio compresi, solo conoscendo l'insieme delle attività si puo scegliere quale in un futuro ci puo interessare.

 

Come favorire nei giovani, nel corso degli anni, una sempre maggior autonomia operativa e la leadership nel Gruppo?

Semplicemente dando loro gradatamente delle piccole responsabilità nel gruppo, osservarli, correggerli e gratificarli di volta in volta nell'ambito dell'imparare facendo.

 

Come poter garantire un’offerta equilibrata e sostenibile all’interno delle Sezioni CAI, quando serva anche in collaborazione con gli esperti di altre discipline?

Collaborazione Collaborazione Collaborazione, non esiste altra parola ma esistono molte difficoltà nel realizzarla. L'istruttore di qualsiasi disciplina è tendenzialmente impegnato nella propria attività personale e del gruppo o scuola a cui appartiene o dirige.

Se non sente nel suo percorso lo stimolo verso i ragazzi e non mette il percorso dell'attività dell'AG in cima alle attività del Sodalizio come unica fonte di continuità per il futuro, difficilmente si impegnerà, caricandosi sulle spalle la responsabilità tecnica e giuridica verso un gruppo di minori.

 

I Giovani apprezzano i corsi di Alpinismo Giovanile o preferiscono programmi meno vincolanti?

I percorsi di AG non devono essere vincolanti ma alternativi o integrativi ad altri impegni. Non possiamo pensare di essere l'unica attività per un bambino o ragazzo e per la crescita del ragazzo non è nemmeno giusto pensarlo. Per un adolescente tutte le esperienze sono importanti all'interno e all'esterno del gruppo, in altri gruppi e con altre amicizie solo la pluralità delle esperienze permette una scelta consapevole. Ia continuità della frequentazione può avvenire solo con la graduale integrazione nel gruppo, Noi possiamo ritenerci “Educatori”di una piccolissima parte della loro esperienza, saranno loro in base a ciò che riceveranno, ciò che riusciremo a trasmettergli, a stabilire con noi un rapporto più o meno continuativo e/o confidenziale.

 

Come valorizzare opportunamente, oltre alle Attività proprie, anche quelle promozionali (ad es. all’esterno del sodalizio, nelle scuole, verso altre associazioni) valutandone l’efficacia in termini di ritorni verso l’Alpinismo Giovanile?

Nell'odierna società, promuovere un attività sportiva senza fini agonistici risulta decisamente difficile. Le attività del CAI sono e resteranno riservate ad una nicchia di persone, ragazzi o genitori che hanno nel loro DNA un attrattiva verso la natura,la montagna,spirito di avventura, senza porsi un elevato fine agonistico, ricordiamoci sempre che in montagna non vince la sfida chi arriva in cima ma chi torna a casa soddisfatto della propria giornata o attività eseguita.

In questi termini, proporsi come alternativa alle comuni discipline sportive ove ormai la tendenza generale spinge i ragazzi verso l'agonismo estremo, ove contano solo i risultati e come miti ideali troviamo giocatori strapagati, sempre presenti nei media e sui social,è quasi impossibile, noi attraverso le scuole o altre associazioni dobbiamo sponsorizzare le nostre attività e modi di interpretare la vita e la natura senza porsi dei limiti di ritorno verso l'AG, saranno sicuramente limitati, ma l'aver presentato a mille bambini o ragazzi la nostra attività anche riuscendo ad avvicinarne uno solo alla stessa, avremo cmq portato a conoscenza la nostra esistenza e attività e nel cassettino della memoria di molti di quei bambini o ragazzi posto un seme che un giorno potrebbe germogliare.

 

Come possiamo rinforzare queste specificità di applicazione del Progetto Educativo per caratterizzare la formazione degli Accompagnatori, differenziandone il percorso rispetto agli altri titolati e qualificati del CAI?

Negli scorsi 30 anni l'attività e la formazione degli accompagnatori si è giustamente evoluta siamo già un eccellenza all'interno del sodalizio,nel nostro percorso formativo vi sono differenti e specifiche lezioni ed aggiornamenti finalizzati all'attività verso i minori. In base ai risultati ottenuti non credo sia necessario modificare di molto il nostro percorso formativo, solo costantemente adeguarlo,senza estremismi ai cambiamenti della società.

Favorire l'inserimento e la qualificazione di accompagnatori giovani, porta di per sé ad un evoluzione verso il futuro.

 


 


 


 


 

Di quali strumenti operativi dovrebbero disporre gli Accompagnatori per lavorare in modo efficace con i Giovani?

Avere l'appoggio totale della Presidenza e CC, di tutte le discipline all'interno del sodalizio, riconoscendo all'AG quello che realmente è : IL POSSIBILE FUTURO DEL CAI.

Solo in questo modo noi potremo trasmettere ai ragazzi il meglio, culturale o tecnico e far si che qualcuno di loro possa intraprendere l'onerosa strada del volontariato nel CAI ed un domani poter riconoscere fra loro qualcuno che riesca a rendere questo CLUB un associazione priva di rivalità.

 

Come favorire e valorizzare le iniziative di condivisione tra le Sezioni CAI, i raduni e le gite a carattere territoriale/nazionale?

La collaborazione fra sezioni ed accompagnatori è l'unico modo per creare iniziative comuni, ai livelli superiori stà agli organi competenti proporre possibili gite o raduni intresezionali, territoriali o nazionali. La giornata nazionale dei sentieri dovrebbe essere inserita in ogni calendario di attività di ogni disciplina, il sentiero è la nostra via l'imparare a conservarlo e valorizzarlo deve essere un compito primario per ogni socio ed il percorrere itinerari diversi con un traguardo comune rende intersezionale un attività molto importante che và riportata al giusto livello d'importanza.

 

Come intervenire a livello di formazione dei titolati e di approvazione dell’attività per indurre a comportamenti “più uniformi”?

La formazione deve essere uniforme su tutto il territorio nazionale, le regole devono essere uniformi, i comportamenti sono e saranno sempre soggettivi sia alivello culturale che tecnico dettati dalla personale esperienza, cultura ed educazione. La formazione deve prevedere ed eventualmente prevenire attraverso la comunicazione fra titolati e scuole la correzione o l'eliminazione del problema.

 

Possiamo pensare che favorire la formazione di scuole di Alpinismo Giovanile (al momento molto poche) possa favorire questo passaggio?

Sicuramente la formazione di nuove scuole può col tempo unificare la formazione, nello stesso tempo il loro numero deve restare limitato ad un bacino di soci adeguato a sostenerle, favorendo le scuole intersezionali o provinciali, inutile e dispendioso, in termini economici e umani creare scuole di AG in ogni sezione, la collaborazione va favorita e premiata ed un domani sarebbe auspicabile che le scuole periferiche comprendano tutte le discipline, ognuna con le proprie eccellenze per formare titolati con un maggior bagaglio di conoscenza.