L'urgenza di ripensare la figura ed il ruolo dell'accompagnatore di Alpinismo Giovanile è fondamentale per:  1)Avere un corpo accompagnatori unito che sappia parlare lo stesso linguaggio dentro e fuori Il CAI (se una parte del corpo non funziona o funziona male ne risente tutto l'organismo)

2) Per essere credibili nel CAI e con i giovani

3)per saper accompagnare i giovani in montagna con un attenzione educativa fondamentale che passa proprio su quella parola chiave che è l'accompagnare, che ha un valore inestimabile molto più che l'istruire (vedi accompagnatore /istruttore) e che ha la caratteristica basilare della relazione costante e della reciprocità

4) Per garantire sempre ed in ogni istante la massima sicurezza nell'andare in montagna . Questo vuol dire che un accompagnatore titolato di primo e secondo livello, se vuole essere tale deve saper fare con la massima disinvoltura tutte le manovre di corda su ogni terreno. Ancora di più se vuole essere nazionale.

5) per ripensare quel ruolo che abbiamo e possiamo incrementare nella societa sul piano della aggregazione e della socialità nella società sulla base dell'esperienza dell'associazione CEFEO outdoor di Bologna, certamente con la nostra specificità.

 

Concretamente questo implica predisporre piani formativi adeguati, efficaci e stimolanti per una crescita costante e continua che riconosca e valorizzi le competenze diffuse presenti nel corpo degli accompagnatori in un ottica circolare. ( Se un accompagnatore ha maturato esperienza sul campo anche per conto suo e mette il suo bagaglio di conoscenza a disposizione di tutti che male c'è?) Dobbiamo a mio avviso alzare sempre di più il livello tecnico. Nessuno ci vieta di farlo. Più gli aggiornamenti saranno stimolanti più si vorrà partecipare. L'ultimo aggiornamento per ANAG ha visto la partecipazione di soli tre accompagnatori e questo è davvero sconfortante e deve fare interrogare.