Per approcciarci a questo argomento è necessaria una premessa fondamentale.

Va evidenziata l’essenziale peculiarità della figura dell’’accompagnatore AG che si caratterizza per il doppio ruolo di educatore prima ed istruttore poi.

Ma vorrei aggiungere ancora due caratteristiche che sono essenziali nell’accompagnatore AG, visto che il luogo sociale in cui esplica la sua attività è il gruppo: l’accompagnatore deve essere un buon organizzatore ed anche un efficiente animatore (dell’attività dei propri collaboratori e dei ragazzi).

Queste abilità (ed anche caratteristiche se volete), sono imprescindibili per poter dare continuità nel tempo all’azione di educazione alla montagna (ed alla vita), che è la caratteristica che distingue l’attività di alpinismo giovanile. Attività che non si esaurisce in un corso (od un paio di corsi), ma continua nel tempo, accompagna la crescita di una persona da bambino fino a giovane,  autonomo e consapevole della sua frequentazione della montagna.

Questo rende peculiare l’alpinismo giovanile dalle altre “specializzazioni tecniche” dell’andare in montagna così come  usualmente “codificate” in ambito CAI.

Questo premesso ne consegue che la formazione culturale, sociale, educativa, didattica sono fondamentali per poter essere buoni accompagnatori di AG.

Senza queste capacità si rimarrà istruttori, non accompagnatori.

Anche la famosa “catena di sicurezza” inizia da questi aspetti essenzialmente educativi.

Bisogna insegnare ed essere d’esempio, su tutto: dal  legarsi gli scarponi, a fare lo zaino, farlo a seconda le stagioni e le previsioni meteo, a nutrirsi, a leggere la cartina, a programmare la gita, a scegliere il percorso sul posto, a leggere e rispettare l’ambiente ed i suoi aspetti geologici, vegetali, animali ed antropici; a conoscere se stessi, la propria fisiologia, i propri limiti fisici e psicologici, quelli dei compagni e quindi del gruppo.

Questa è il primo step della sicurezza.

Sicurezza che si affida ad un materiale, la conoscenza,  che non è certificato e testato da nessun organo di controllo ma è decisivo per garantire la vita dei frequentatori della montagna.

Tutto questo è possibile solo con una azione organizzata e perseverante nel tempo.

E siccome non siamo ad una scuola dell’obbligo e nessuno potrà mai obbligare dei ragazzi a sottoporsi a questo impegnativo percorso lo dovremo fare in modo piacevole, interessante vorrei dire in modo che sia entusiasmante per i ragazzi. Altrimenti li perdiamo (non per noi ma per la montagna).

Perché questa sia una attività entusiasmante deve trasmettere quello che di più forte possa essere per una persona umana: emozioni.

Il primo veicolo di emozioni è il gioco, e finchè vive il bambino che c’è in tutti noi questo funziona. L’accompagnatore di AG deve saperlo condurre e saperlo proporre nell’ambiente montano. Poi diventa importante trasformare il semplice gioco in uno nuovo che è il gioco che ci accomuna e ci fa essere qui tutti noi:  il gioco dell’andare in montagna.

Dobbiamo essere capaci di farglielo scoprire, di mostragli gli aspetti più belli e contemporaneamente rendergli consapevoli dei pericoli che si celano in questo gioco ed insegnargli ad evitarli o quantomeno a gestirli.

Ed ecco che a questo punto, e solo a questo punto, entra in ballo la tecnica . La tecnica che ci consente di garantire la sicurezza anche quando il “gioco” presenta il pericolo ( di cadere, di perdersi, di congelarsi,….)

A questo punto entra in ballo l’uso della corda e di tutti gli altri strumenti, attrezzi e tecniche cui viene demandato il compito di garantirci la sicurezza.

A quel punto, ma solo a quel punto, è fondamentale la figura dell’accompagnatore/istruttore che abbia le abilità per garantire ed insegnare la sicurezza mediante l’applicazione di tecniche.

Ed anche queste tecniche entreranno a far parte del “gioco” anzi sono e saranno imprescindibili se la strada scelta da quel giovane sarà il ripido, il verticale, la cima.

Ma nel frattempo, quel bambino crescendo potrebbe aver scelto di vivere  la montagna attraverso i fiori, attraverso gli sci da fondo, le ciaspole, la bicicletta, gli animali, le rocce, i prati ed i sentieri.

Sarà comunque e sempre un amante della montagna ed avrà imparato a muoversi in sicurezza e con rispetto.

Dopo queste considerazioni di carattere generale vengo alle proposte pratiche per tradurre operativamente nel nostro operare di ogni giorno questi ragionamenti.

E’ necessario prima essere motivati e poi essere preparati per poter operare efficacemente e con piacere con i ragazzi.

Vedo come funzionali i quattro livelli che di figure che attualmente si operano all’interno del CAI con i giovani:

  • socio collaboratore o operatore di AG ( socio con esperienza della montagna che ha le motivazioni per stare assieme ai ragazzi);
  • accompagnatore sezionale di  AG, (socio con verificata esperienza della montagna che ha acquisito abilità che gli consentono di gestire nel tempo una azione educativa nei confronti dei ragazzi);
  • accompagnatore di AG ( socio con verificata esperienza e provata abilità nella frequentazione della montagna che ha conoscenze e capacità per animare l’attività con i ragazzi e trasmettere con le spiegazioni e con l’esempio, il corretto modo per frequentare la montagna),
  • accompagnatore nazionale di AG ( socio con elevata esperienza ed abilità nella frequentazione della montagna che è in grado di verificare e trasmettere ad altri soci il corretto modo di rapportarsi con i ragazzi nella frequentazione consapevole ed in sicurezza della montagna).

Queste figure possono esercitare la loro attività in luoghi ed ambienti dove non è necessario l’ausilio di strumenti tecnici (corda,ecc) per garantire la sicurezza (dell’accompagnato e propria) e pertanto non sarà necessario possedere (e verificare) conoscenze ed abilità nell’uso di queste attrezzature.

Viceversa quando la frequentazione dei luoghi renderà necessario e/o opportuno l’impiego di strumenti tecnici (corda, attrezzature da ferrata,  ecc),  l’accompagnatore dovrà possedere, e mantenere nel tempo, quelle conoscenze ed abilità nell’uso di strumenti e tecniche di sicurezza che risiedono nel percorso formativo degli istruttori delle varie discipline “codificate” in ambito CAI. Questo significa che l’oggetto dei corsi che dovrà frequentare (ed essere verificato) saranno gli stessi dei moduli formativi/verificativi degli altri titolati del CAI, tenendo conto che gli accompagnati sono dei minori e non degli adulti.

Avremo quindi l’accompagnatore AG e l’accompagnatore AG di alpinismo, di arrampicata, di speleologia, di scialpinismo, esperto in neve e valanghe, di ciclo escursionismo, ecc

Questa è la proposta.

Una formazione che preveda una robusta presenza di moduli caratterizzanti l’attività educativa per poter operare con i ragazzi su terreno semplice.

Quando il terreno e l’ambiente si fa impegnativo questa formazione deve essere affiancata da una formazione specialistica con gli stessi contenuti degli istruttori delle varie discipline.

Tullio Moimas